Ditemi che non sono l’unica ad essere cresciuta a pane e film americani ambientati in magnifici college, e che come me avete sempre immaginato la vostra futura vita universitaria come quella di Rory Gilmore, ma poi un giorno è arrivato il duro scontro con la realtà e con le università italiane, che non si può dire che spicchino per la bellezza e i servizi offerti dai campus, tanto quanto lo facciano, invece, dal punto di vista didattico.
Il mio sogno, però, è diventato realtà grazie al progetto Erasmus e quando, uscite le graduatorie, ho scoperto che ero stata accettata nella sede della mia prima scelta, quasi non riuscivo a crederci: sarei diventata per qualche mese una studentessa del Trinity College di Dublino!
Il primo impatto, quella fredda giornata di gennaio, quando ho fatto il mio primo giro per il campus, è stato incredibile: nata nel 1592, l’università si estende su un’area di 220.000 metri quadrati ed è tra le più prestigiose d’Europa. Il campus offre tutto ciò che uno studente possa desiderare: biblioteche, aule dove il fascino delle costruzioni antiche e le esigenze della tecnologia si incastrano alla perfezione, mense, il pub universitario (l’indimenticabile Pavillon, dove la birra a fine giornata seduti sugli scalini mentre tramonta il sole è d’obbligo), campi da calcio, rugby, tennis, palestra e piscina. L’offerta dell’università è andata oltre la mia stessa immaginazione: societies per tutti i gusti (Hiking, fotografia, dibattito, sport) e moltissimi eventi, meeting e conferenze, come luogo di incontro tra gli studenti di tutte le facoltà.
Il Trinity College è una piccola città dove tutto è a portata di mano, e dove mi sono sentita parte di qualcosa di grande e di una comunità, mentre fiera camminavo con la felpa con il logo dell’università.
Dal punto di vista didattico, poi, l’esperienza mi ha dato molta soddisfazione e fiducia in me stessa. L’impostazione degli esami di diritto è completamente diversa, probabilmente dovuta al fatto che si tratta di un sistema di common law e non civil law, quindi basato sui precedenti penali e la casistica, e ricordo che la prima cosa che i docenti ci hanno detto è stato qualcosa che per uno studente di Padova è quasi inverosimile: “Non azzardatevi a ripetere a memoria o riscrivere quello che studiate nei libri o ascoltate a lezione. Quello è solo un punto di partenza. Formulate una vostra opinione e sostenete quella, abbiamo bisogno di menti pensanti e non di pappagalli che ripetono a memoria”. Ma come? Non devo imparare a memoria il codice? Non devo comprare il libro e ripetere e ripetere fino a che non ne conosco anche le virgole? Il Trinity, in questo senso, mi ha dato valore e importanza, nuovi stimoli e voglia di conoscere.
Molti mi chiedono se il loro sistema di insegnamento sia migliore del nostro, ma sinceramente non so dare una risposta convinta. Probabilmente, in un sistema universitario perfetto, dovrebbero coesistere la costanza e la dedizione che l’Università italiana mi ha insegnato, e uno sviluppo di senso critico e valorizzazione delle idee personali delle università anglosassoni.
Studiare in un contesto internazionale mi ha arricchita moltissimo, mi ha messo di fronte a nuove sfide e mi ha fatta confrontare con culture diverse, e visioni del mondo sia simili che opposte alle mie. Sono tornata a Padova rigenerata e piena di energia, e con la mia piccola “cassetta degli attrezzi” un po’ più fornita.
Anna Zilio
La giusta formazione
Sei mesi in un campus da film
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Sei mesi in un campus da film
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