Un libro semplice, un racconto di vita che non si può non amare. Perché è cosi che la francese Caroline Vermalle ha voluto descrivere, nella sua opera di maggior successo, la storia di Frédéric Solis, avvocato parigino che si trova a dover fare i conti con una misteriosa eredità. Nessun tipo di ingente patrimonio pronto da riscattare, bensì tanti indizi, disegni e piste da seguire per trovare qualcosa di molto più importante.
Dimenticatevi quei libri per i quali serve leggere con una matita a portata di mano per segnarsi qualche nota a piè di pagina, sulle varie parentele e vicissitudini. Per rendere ancora più magica l’atmosfera della Ville Lumière l’autrice ha pensato di ambientare il racconto durante il periodo natalizio, tra ornamenti degli alberi e la neve, ad imbiancare le strade buie. E poi l’arte, perché nella capitale francese non può mai mancare. Impressionisti, colori accesi e dipinti di Claude Monet, il tutto per fare da cornice alle avventure dell’avvocato, e di tutte le persone strambe che lo accompagneranno nel suo intimo percorso.
La narrazione segue perfettamente quel fil rouge che la Vermalle, da sempre, ha inserito nei suoi libri, accomunati da una visione romantica della vita, e da una volontà di entrare in contatto con i lettori. Il consiglio che ci sentiamo di darvi è di comprare il libro, metterlo in mezzo a tanti altri, e tirarlo fuori in un momento in cui la vita non va come dovrebbe.
Non è di certo un antidoto, ma le duecentoventi pagine de La felicità delle piccole cose vi aiuteranno a capire a cosa sia giusto dare davvero importanza. Non pensate di trovare un testo frivolo o lento, anzi. Il ritmo sarà molto vivace, e riuscirà a tenervi incollati mentre l’affascinante Frédéric Solis andrà alla ricerca di un misterioso dipinto. In tutto ciò, sarà determinante la figura di un personaggio secondario, a tratti strampalato, ossia la sua assistente Pétronille, sulla quale l’avvocato, a lungo andare, dovrà necessariamente ricredersi.
Una ricostruzione fantastica, con tanti tasselli da ricomporre per la ricerca del fulcro di tutto il racconto. Non la ricchezza, nemmeno il dipinto, bensì proprio la felicità delle piccole cose.
«Mentre proseguiva la sua passeggiata, fu preso dalla malinconia della domenica, quel malessere che a volte nasce dalla solitudine. Le domande esistenziali danzavano a braccetto con i fantasmi del passato, e i rimorsi forma del crepuscolo».
Federico Smania