L’accordo con l’associazione prevedeva una serie di spostamenti: qualche giorno in questo campo, qualche giorno in quell’altro. E nel mezzo anche un po’ di divertimento. Ma quando Nicolò arriva all’hotspot di Samos sa già che quella sarà la sua casa per ben più a lungo. «Io rimango» dice, e tutti già sapevano. Da quell’esperienza è nata un’associazione (Still I rise), e un libro, edito da Rizzoli e pubblicato a luglio di quest’anno. 
Con un ritmo incalzante ed una scrittura sempre leggera, nonostante i temi affrontati, Nicolò ci accompagna lungo il suo percorso tra i migranti che approdano in Grecia, e lì rimangono per un tempo indefinito. La prima sera, mentre distribuiva coperte ed abiti della taglia sbagliata, Nicolò incontra Hammudì. Nascosto nell’ombra, quasi dimenticato anche dalla sua famiglia, Hammudì incrocia lo sguardo di Nicolò. Sarà uno dei primi bambini di Mazì, la scuola che di lì a breve Govoni deciderà di fondare. 
Si comincia con quaderni bianchi e l’alfabeto scritto alla lavagna, bambini che in vita loro non hanno mai tenuto in mano una matita e che, dopo dieci minuti di attenzione, iniziano ad accapigliarsi per qualunque cosa.
Un po’ come tutti i bambini del mondo. Si finisce con una causa penale per crimini contro l’umanità e negligenza nei confronti dei minori: un’accusa pesantissima contro l’amministrazione di Samos, sostenuta da foto e video.
La denuncia è partita a giugno scorso, più o meno un mese prima della pubblicazione del libro. Che, secondo Repubblica, è stato tra i dieci più venduti di quel periodo. 
Nicolò Govoni, classe 1993, è cresciuto a Cremona. A diciotto anni è partito per l'India e si è unito a una missione umanitaria presso l'orfanotrofio Dayavu Boy's Home, dove è rimasto per oltre tre anni. Ha studiato giornalismo e lavorato per il canale BBC Knowledge e per le testate «South China Morning Post» e«Metropolis Japan». Attualmente, vive e lavora al campo profughi sull'isola greca di Samos. L’acquisto di ogni copia di E se fosse tuo figlio servirà a finanziare le attività della scuola. 



Silvia Quaranta