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Speciale come te

Paolo e l’impegno pubblico

Venerdì, 27 Settembre 2019

«All’inizio è come tornare bambini. Come avere di nuovo due anni e dover imparare a fare tutto: lavarti i denti, mangiare…solo che io non ero un bambino, ma un uomo con la barba».
La vita di Paolo Sacerdoti è cambiata così, da un giorno all’altro, durante una vacanza con gli amici. Un tuffo dal pontile, l’acqua troppo bassa, la corsa in ospedale, l’intervento, la lunga riabilitazione e la nuova vita, su ruote. Oggi Paolo, di anni, ne ha 32. È laureato in ingegneria, ha un lavoro, una ragazza ed è consigliere comunale. Dall’esperienza maturata in questi anni è nata la sua tesi di laurea (sul wheelchair rugby), ed un impegno per la comunità della sua città, che proprio di recente si è tradotto nell’approvazione del Peba, il piano comunale per l’eliminazione delle barriere architettoniche. 
Classe 1987, Paolo è nato negli Stati Uniti («mio papà è un medico e all’epoca lavorava ad un progetto di ricerca», spiega). Dell’America gli è rimasto un marchio sulla carta d’identità, un ricordo di lunghi viaggi ed un’immagine di affascinanti laboratori. Poi la sua strada è stata tutta ancorata all’Italia. Una vita normale, fatta di amici, scuola, viaggi. «Ho frequentato il liceo classico» racconta «e dopo l’orale avevamo preso un appartamento al mare per qualche giorno. Era l’anno dei mondiali e la sera dopo la finale siamo andati in spiaggia, come tanti. C’era il classico pontile, come ce ne sono a decine sulla spiaggia, e ci siamo tuffati. Lo fanno in tantissimi» ammette «poi ogni anno almeno cinque persone si fanno male».
Una di queste, quell’anno, è stato proprio Paolo. «Non ho mai perso i sensi» racconta, scavando nella memoria «ricordo che non riuscivo a tirare fuori la testa, non riuscivo a muovere niente. Ho sperato che qualcuno si accorgesse di me e venisse a tirarmi fuori. E così è stato. Mi hanno portato subito in Pronto Soccorso, e il giorno dopo mi hanno operato. Poi sono stato trasferito nell’ospedale di Vicenza, dove sono rimasto per molti mesi. È stata dura, ma la verità è che nessuno sapeva bene cosa sarebbe stato dopo. Così, mentre ero in rianimazione, mi sono iscritto all’università, a Ingegneria. Anzi, in verità mi ha iscritto un amico: Alberto. In quel periodo la vicinanza degli amici è stata fondamentale, l’unico appiglio in un momento di confusione totale»
Chiarire quale sarebbe stato il destino di Paolo ha richiesto molto tempo, e adattarsi alla nuova vita ancora di più. «Adesso è tutto un po’ edulcorato dal tempo, ma è stato un percorso molto impegnativo. Ho dovuto reimparare ad a usare le mani, mangiare, lavarmi i denti, farmi la barba. Ci si adatta ma è abbastanza impressionante. Imparare a uscire di casa non è sempre facile, sia perché è faticoso e sia perché è strano. Mi ci sono voluti anni per abituarmi al cambiamento. È una nuova evoluzione: come avere di nuovo due anni, senza essere un bambino».
La vera svolta è arrivata con lo sport: il wheelchair rugby, o rugby in carrozzina.«Al di là dell’atto atletico» spiega Paolo «e dell’esercizio fisico che è sempre utile, con lo sport conosci gente più avanti di te come autonomia ed esperienze. Dai miei compagni di squadra ho imparato moltissimo, anche solo per il fatto che viaggiare e muoverti con loro ti impone ritmi e discipline che nella quotidianità non ti servono. Ora gioco da sette anni, e al rugby ho dedicato anche la mia tesi di laurea magistrale». Grazie allo sport, Paolo ha anche conosciuto Olga, che è volontaria di Assionlus. Il presidente dell’associazione, fatalità, è anche capitano della squadra, e così un giorno di tre anni fa Olga è scesa dai monti e ha incontrato Paolo. E non si sono più lasciati. 
Come parte dell’amministrazione, un anno fa è iniziato il lavoro per il Peba: 1000 raccordi mappati, 400 attraversamenti pedonali, 40 chilometri di marciapiedi, 66 associazioni coinvolte, 370 segnalazioni pervenute, solo per dare qualche numero. Il piano, che ha richiesto un anno di lavoro, non è un programma di investimenti, ma un manuale di accorgimenti e buone prassi che rimarrà valido per ogni lavoro pubblico, da oggi a molti anni a venire. 

Silvia Quaranta

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